Un alluvione infinita

Era il 4 Novembre del 1966 quando l’Arno decise di dare una svegliata ai fiorentini straripando in lungo e in largo cercando di devastare tutta la nostra storia e le nostre bellezze. Tra gli angeli del fango c’era un allora giovane Bersani che mai si sarebbe aspettato di avere proprio in casa sua una serpe in seno nata 9 anni dopo su quello stesso terreno alluvionale dove lui si era prodigato. Scherzi del destino a volte… Di quel 4 Novembre oltre ad un letto del fiume mai messo in sicurezza rimangono le foto, i libri e la classica commemorazione da parte del consiglio comunale che si riunisce in toto al ricordo di quei giorni bui e fangosi. Quest’anno però alla commemorazione è mancato proprio il primo cittadino di Firenze, l’antagonista dell’angelo del fango Bersani, sicuramente poco interessato alla memoria ma indaffarato a cercare di scrivere il suo nome nella futura storia politica italiana. Non me ne voglia il giovane sindaco di questo mio piccolo scherno, ma questo disinteressamento in un giorno “importante” per la città mi ha dato conferma che forse Marchionne  tutti i torti non ce l’ha. Siamo poveri signor sindaco, siamo piccoli, tanto da non poter prendere un aereo dalla terra dei Vespri per arrivare a quello sputo di Aeroporto di Peretola per almeno presenziare un ricordo che in molti di noi è ancora impresso. Quello che poi le poteva passare nella testa quando era seduto sulla poltrona più alta nel Salone del Consiglio poco importava, come in fondo importava a poche teste dei presenti in sala, però presenti. A me dispiace constatare ancora una volta che l’alluvione non c’è stata solo nel 1966, ma continua inesorabilmente, con un erosione lenta perpetrata dall’indifferenza di una classe politica sempre più affaccendata in altre faccende. Dal 1966 non è ancora stato fatto nulla per il bacino del fiume Arno quindi la colpa non è solo dei personaggi che occupano il Palazzo in questi ultimi tempi, però le scelte prese in quest’ultimo decennio, con la messa in opera di opere faraoniche, costose e inutili, la dice lunga sul vero amore della politica fiorentina per la sua città. I problemi di una città come Firenze sono come la voglia di andare in bagno: vengono tutti insieme, come quando piove e la città si blocca. Lei avrà di sicuro una fulgida carriera politica, ma per scrivere le pagine della storia, della nostra storia, per essere decantati dal Poliziano o ricordati come Leopoldo ci vuole ben altro che un camper e qualche battuta.

Con il dovuto rispetto la saluto cordialmente.

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