L’unorismo, la politica e…. Grillo

Prendo dalla rete un ottimo spunto di Gianni Pardo sul confronto tra umorismo e politica, visto l’affacciarsi di numerosi comici sulla scena. La battuta di Churchill e il paragone con le malattie rendono bene l’idea di cosa siano le parole ma sopratutto i fatti. 

 di Gianni Pardo

Molti, dicendo che Beppe Grillo è un comico, lo squalificano. Con “comico” intendono “buffone”, “incompetente”, “ignorante”. E si sbagliano. I comici, o per meglio dire gli umoristi, sono molto di più. Se la farsa ha meccanismi elementari, per non dire primitivi, l’umorismo rappresenta un livello di pensiero cui moltissimi (persino fra i comici) non giungono neppure. La sua molla fondamentale è il senso critico accoppiato al coraggio di dire una verità “indecente”. Basti pensare alle mille barzellette sessuali o a quelle sulla suocera. Il senso critico mostra gli errori di molte convinzioni. La falsità di molte idee accettate. La stupidità a volte autolesionistica del conformismo. L’umorismo, che ne è figlio, ha il coraggio di dire le verità “scandalose” e infine la risata libera dallo scrupolo di accettarle come vere. Ha detto Nietzsche: “Lachen heisst: schadenfroh sein, aber mit gutem Gewissen”, ridere significa essere contenti di qualcosa di negativo, ma con buona coscienza. Ridendo ci assolviamo e facciamo credere agli altri che non prendiamo sul serio una verità che invece prendiamo sul serio. Un paio di esempi. In Wilson lo Zuccone Mark Twain ha scritto che Adamo “non desiderava il pomo per il pomo, lo desiderava solamente in quanto proibito. L’errore è stato di non proibire il serpente: se così fosse stato, Adamo avrebbe mangiato il serpente”. Ridiamo. Ma perché? Perché in fondo al cuore ci rendiamo conto che Dio avrebbe potuto risolvere tutto il problema non mettendo nell’Eden l’albero vietato. O vietando il serpente, come dice Twain. I teologi dicono che Dio ha creato l’uomo per renderlo felice ed anche voluto che questa felicità la meritasse; e per questo lo ha messo alla prova. È colpa dell’uomo, se ha fallito. Ma la tesi non regge. Se voglio rendere felice qualcuno non lo sottopongo a una prova in cui potrebbe fallire. Ti compro il gelato se attraversi la strada senza farti ammazzare. La prova dell’Eden non resiste alla logica ma tutto ciò è contro la religione e dunque bisogna riderne. Anche per conservare la “buona coscienza” di cui parla Nietzsche. Altro esempio, una famosa battuta di Woody Allen: “Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico di domenica”. Innanzi tutto chi ride lo fa dopo aver sentito affermare che Dio non esiste, e questa non è certo una frase da dire dinanzi ad un’assemblea di buoni borghesi. Poi il senso della battuta è che l’uomo moderno non soltanto non sente su di sé l’ala protettrice della Divina Provvidenza, non solo non spera nella Giustizia Finale e nel Paradiso, ma non sfugge neppure ai problemi più triviali. È la rappresentazione della miseria filosofica e della miseria pratica dell’individuo. Più efficace di un quaresimale.  Una delle tante battute di Churchill: “Il migliore argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con un elettore medio”. Ecco la brillantissima sintesi di un lungo discorso. Lo statista dà elegantemente del cretino al prossimo medio e insiste nel contempo su un concetto serissimo: la democrazia è valida malgrado la sua vulnerabilità a quella demagogia che tanta presa ha sull’elettore medio. E qui si vede che umorismo e genio non sono in antitesi. Del resto Churchill in questo ha avuto dei colleghi illustri, da Voltaire a Bertrand Russel. Nel vero umorismo sono contenute grandi verità, perché esso nasce dalla capacità di vedere le incongruenze della realtà e la falsità di molte credenze. Esso ha il coraggio di strappare il velo del conformismo corrente, poiché però c’è chi di esso vive, certe verità si possono accennare solo per scherzo. Poteva dirle solo il buffone, a corte, perché era inteso che “esagerava”, “inventava”, parlava “per far ridere”. Senza magari badare al fatto che diceva la verità. In realtà tutti avevano voglia di udire quella verità “con buona coscienza”, accogliendola con una risata liberatoria. L’umorista incontra tuttavia il suo limite quando crede che basti diagnosticare una malattia per guarirla. La comicità è un solvente, un piccone, uno strumento di demolizione: non di costruzione. Churchill sapeva ridere e conquistare la Germania, ma è stato un’eccezione. Ecco l’errore di Grillo e di tutti quelli che lo seguono. Vedere gli errori, le ingiustizie, le inadeguatezze della società non corrisponde ad essere in grado di metterci rimedio. Qualunque medico è in grado di capire che cos’è un cancro e tuttavia neppure i luminari del mondo seppero salvare il giovane e brillante Giovanni Agnelli.  L’incontro con la realtà, per Beppe Grillo e per i “grillini”, non si annuncia gradevole.

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